Per tutta l'estate – e la prima parte della stagione – si è parlato solo di "The Decision". Quando, però, Lebron James ha finito il rodaggio e il mondo cestistico si è - più o meno - abituato a vederlo scambiarsi con Wade il ruolo di sidekick e quello di prima punta (oggi tocca a me, domani a te), finalmente abbiamo avuto un mercato degno di questo nome. E pazienza se c'è voluto qualche mese in più, ne è valsa la pena.
L'unica cosa bella dell'All-Stars Game (almeno per il sottoscritto) è che mentre i burattini si mettono in mostra, i burattinai iniziano a fare sul serio.
Tre movimenti hanno caratterizzato il febbraio 2011. Tre cambi di canotta che non possono passare inosservati: Baron Davis a Cleveland, Deron Williams a New Jersey e – finalmenteèfinitagrazieadio – Carmelo Anthony a New York.
Se per il Barone la trade che lo ha visto protagonista può essere catalogata come l'ennesimo spostamento di una carriera troppo movimentata per essere di livello assoluto, quelli di Williams e Anthony hanno un sapore diverso.
"Take That, Melo!": questo il tweet con cui il russo proprietario dei Nets ha fatto sapere al mondo la propria soddisfazione per aver portato a casa (sua e di Jay-Z) la point-guard di Utah, giocatore di prima fascia che si è dimostrato assai meno capriccioso dell'altro neo arrivato all'ombra dell'Empire, ma sull'altra riva dell'Hudson River...
"We're going back home, baby!" ha detto Carmelo Anthony alla moglie LaLa Vasquez – la quale non ha esitato ovviamente a condividerlo con il mondo – quando le comunicato che la trade era cosa fatta e che Denver andrà anche bene, ma Manhattan va meglio.
Qualcuno ha fatto notare il prezzo – non proprio cheap – che i Knicks hanno dovuto pagare per avere l'ex 15 dei Nuggets: tanti starters e – soprattutto – Danilo Gallinari, un giocatore che aveva un valore simbolico in città che andava oltre quello che diceva il campo.
Onestamente, va detto che – al netto del tifo, delle simpatie personali e del patriottismo più spicciolo – il Gallo è un gran giocatore, ma 'Melo è un campione, uno dei primi dieci del mondo per talento assoluto e se hai la possibilità di prenderlo e non lo fai per non sacrificare Rooster, allora è meglio che cambi lavoro ché la dirigenza sportiva non è esattamente il tuo campo.
Danilo perde tanto in termini di visibilità, perché Denver non è illuminata come theCityThatNeverSleeps, ma avrà (anche per ragioni anagrafiche) tutto il tempo per far vedere quanto vale cestisticamente e dopo aver dimostrato di avere il talento per poter stare in scioltezza in NBA e di aver il carattere per sopportare per tre stagioni la stampa e il pubblico di Gotham, allora l'impressione è che la "nuttata" sia passata e che la strada sia in discesa...
Di certo i Knicks non diventano da titolo con 'Melo e Stat, manca la difesa ma per quella più che cambiare un giocatore serve cambiare il coach (prossima – più che probabile – mossa) perché D'Antoni quella "cosa" lì non ce l'ha e senza non vinci in TheLeague.
Rimane, comunque, la sensazione che ai Knicks si stiano attrezzando per una mossa in pieno stile Heat, due stelle assolute adesso le hanno e chissà che non ne arrivi una (decisiva, allora sì) per il titolo during the summer.
Se c'è stata una mossa che può avere conseguenze per l'anello è quella fatta dai Celtics: dare via Perkins potrebbe essere un azzardo, specialmente in ottica Finale NBA contro i Lakers, ma per questa storia c'è tempo...