“It’s
Easier to leave Than to be Left Behind. Leaving was never my proud.”
Siamo
praticamente coetanei, io e i REM. I loro riff pieni e la voce nasale di
Michael Stipe uscivano dalla chiesa sconsacrata di Athens, in Georgia,
preparandosi ad abbracciare il mondo, quando io avevo un anno – più o meno –
quindi, per me, i REM ci sono sempre stati.
Ci sono
stati quando ero un adolescente e tutti intorno a me ascoltavano “Losing My
Religion” e a me non piaceva (e continua a non piacermi);
Ci sono
stati con “New Adventures in Hi-Fi”, il MIO album dei REM;
Ci sono
stati quando ho cambiato città per l’università e “Imitation of Life” era lì
con me. A farmi compagnia;
Ci sono
stati quando vivevo in America e le loro canzoni – “Leaving New York”, “Man on
the Moon” o “Bad Day” – mi facevano sentire un po’ di più “one of the guys”;
Ci sono
stati negli ultimi tempi, quando ho riscoperto i primi album - “Murmur” e “Reckoning” -
con la sensazione che il college-rock è ancora lì, che il tempo si è fermato e
possiamo essere adolescenti per sempre;
Ci sono
stati – soprattutto – nel momento più tremendo della mia vita, quando il dolore
– uon di quelli così grandi e atroci che tolgono il respiro e ti fanno pensare
che niente sarà mai più come prima – aveva come colonna sonora “Everybody Hurts”,
con Stipe che dice “You’re Not Alone...” e mi sembrava lo cantasse solo per me;
Da ieri
sera non ci sono più. La band si è sciolta. E’ stato bello. Grazie a tutti.
La band
non c’è più, la musica – invece – ci sarà sempre, perché il “rapido movimento
degli occhi” si sarà anche fermato, ma noi non abbiamo nessuna intenzione di
smettere di sognare...