40 anni prima di Kathryna, gli Stati Uniti del secondo dopo guerra – quelli del politically correct, degli occhiali da vista con le montature spesse, del polpettone, delle torte di mele e le station wagon con le fiancate in legno – furono sconvolti da qualcosa che aveva l’epicentro sempre a New Orleans.
Non era una calamità naturale, bensì una calamità culturale. Un giovane attore aveva deciso che esordire come regista con un film-tributo a “The Big Sleep” ed il suo carnevale era la cosa giusta. Non interrompere l’uso degli stupefacenti durante la lavorazione anche.
Il film si sarebbe intitolato “Easy Rider”, ed il neo-regista si chiamava Dennis Hopper. Con quel viaggio psichedelico ed allucinato, l’America perdeva la verginità e diventava grande, dovendo iniziare a fare i conti con i diversi, gli outcasts, gli underdogs...chiamateli come volete...il concetto è sempre quello: esisteva qualcuno nel Paese – più d’uno per la verità – che nelle torte di cui sopra, invece che le mele metteva i funghi...e non del tipo che si trova nei boschi.
Quel film divenne il primo vero cult generazionale, e, considerando che la data diceva 1969, la generazione era quella giusta. Le Harley Davidson, Peter Fonda e il Vietnam non sarebbero stati più gli stessi. Gli hippy – o se preferite gli alternativi - erano ufficialmente tra noi. Per restare.
Il film si fa ricordare anche per un altro paio di cosette: il premio come miglior opera prima alla 22esima edizione del Festival di Cannes, e l’essere forse l’unica pellicola in cui Jack Nicholson non arriva primo nella speciale classifica “Con quale membro del cast non fareste mai uscire vostra figlia?”, chè anche lì “Hop” arrivava primo. Con distacco anche.
Negli anni Dennis Hopper si è lasciato andare a qualche contraddizione di troppo – dal magnifico fotografo pazzo/scudiero di Kurtz in “Apocalypse Now” a “Water World” (!?), da “Sfida all’OK Corrall” a “Super Mario Bros.” – ma se hai esordito a neanche 20 anni come attore in “Gioventù bruciata”, allora è scritto nelle stelle...
Con James Dean avrebbe recitato anche ne “Il Gigante”, e la morte dell’amico fraterno lo avrebbe segnato per sempre...
Adesso lo avrà raggiunto sul set che dura per sempre, insieme al terzo componente di quel trio, il colonnello Kurtz in persona, Marlon Brando. Discutendo di arte e libertà...che poi sono la stessa cosa...
R.I.P.